Monday, October 4, 2010

Dragon Ball Z Bulma Doujins

It 's time


sbam.
The door shut with violence.

I was upset, confused and not know for what reason I was sitting on a chair. My head ached, my mind was chiusa in un labirinto di una prigione instabile: in pochi secondi scorrevano infinità di immagini così velocemente che era impossibile riconoscerle. Cominciai a scuotermi seduto in quella sedia finché non caddi sdraiato su un fianco. Il mio respiro era affaticato e aprivo bene la bocca per recuperare tutto l’ossigeno che in quel momento mi era mancato, mentre il mio cuore batteva la testa su e giù per la gola. Piano piano ritrovai i sensi, avevo le mani legate e da terra cominciai a guardarmi attorno: totalmente bianco, una luce doveva provenire da una grande finestra. Quel pavimento, quelle pareti sembravano così dannatamente bianche che sembravano non avere profondità.

-Sto impazzendo- dissi tra me e me.
-Non stai crazy-In that moment I heard a female voice and a step stool with his back leaning against the nearest wall.

I turned the corner on my right looking from the bottom and saw his feet. She was barefoot, her small feet were left there on the ground, and seemed to hide as if ashamed. At that moment my body as taken from his own life had become independent. The muscles were tight, the veins swelled, the cold sweat ran from the temples to fall to the ground from his chin and his heart throbbed on any part of the body. I did not understand anything, my lucidity was smashing. I plucked up my courage and I bit my lip so hard that I began to taste my own blood.

Piano e senza fretta osai alzare poco a poco lo sguardo. Lei era seduta su una sedia a ginocchia unite, aveva una posizione statica e vidi l’orlo del suo vestito di blu spento, quasi grigio direi. Sopra le gambe vidi le sue mani, anche quelle fermissime ed erano poste una sopra l’altra che tenevano strette delle chiavi: dedotti che erano per le mie manette.
Volevo dirle qualcosa in quel momento, ma ero come paralizzato. I suoni non facevano parte di quel mondo. Così, come destinato alla fine, presi un respiro profondo e alzai ancora un poco lo sguardo fino a riuscire a vedere il suo corpo esile e leggero. Vedevo che sulle sue spalle cadevano lunghi capelli scuri, quindi il suo collo e poi la sua bocca.

L’espressione della sua bocca era indescrivibile.
Sorrideva, ma non sorrideva. Ti raggelava il sangue, ti pietrificava completamente. Era un sorriso dolce, ma crudele e spietato. La sola vista ti feriva del tutto. Le mie stesse viscera si stavano annodando in un passivo rifiuto di quella presenza.

Tutto ciò era talmente paradossale che non potevo più credere a tutta quell’assurdità, quando sentii nella mia testa la sua voce dirmi -E’ ora.-
Il suo sorriso accentuò l’espressività, la sua sfida e la sua crudele dolcezza.
Io deglutii.
La guardai negli occhi.

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